Si definisce rapporto prezzo-utili, o price-earnings ratio (P/E), il rapporto tra il prezzo dell'azione e l'utile per azione. Il P/E rappresenta uno dei multipli di mercato maggiormente utilizzato per valutare le azioni
La scelta fondamentale nell'utilizzo e calcolo del rapporto prezzo-utili riguarda la scelta dell'utile per azione da utilizzare. Infatti,può essere utilizzato l'utile per azione degli ultimi 12 mesi, il cosiddetto trailing P/E, oppure l'utile per azione stimato nei 12 mesi successivi (forward P/E). Questa differenza risulta molto importante nella valutazione di aziende in settori ciclici, infatti se ci si trova al picco del ciclo, e l'economia inizia a rallentare, le aziende potrebbero sembrare "sottovalutate" se si guarda al P/E con denominatore l'utile per azione dei 12 mesi recedenti, ma "sopravvalutate" se si guarda i 12 mesi successivi, in quanto viene previsto un rallentamento e quindi utili più bassi.
Solitamente, l'utile per azione utilizzato è l'utile per azione diluito, che tiene conto della possibile conversione di tutti gli strumenti convertibili e opzioni emessi, depurato da costi non operativi e non ricorrenti. Questo permette di avere un'idea dell'utile generato dalla attività aziendale e permette una migliore valutazione della qualità degli utili e della performance aziendale.
Solitamente un P/E basso è associato ad azioni di tipo value, ovvero titoli che offrono valore rispetto al mercato perchè vengono valutate con multipli di mercato inferiori e pagano dividendi superiori. Price-earnings ratio alti sono invece associati ad azioni di tipo growth, ovvero azioni che hanno prospettive di crescita superiori alla media del mercato e quindi gli investitori sono disposti a pagare di più per ogni utile generato. Inoltre il P/E è influenzato da brand, modello di business, margini e ciclicità del business. Ad esempio, Ferrari, è scambiata ad un rapporto prezzo-utili nettamente superiore al price-earnings ratio di Volkswagen o General Motors. Nonostante tutte e tre le aziende producano automobili, il brand Ferrari e il modello di business è molto più simile ad un bene di lusso che ad un produttore di auto. Per questo motivo il P/E applicato alle azioni Ferrari è simile al rapporto prezzo-utili di Hermes, il gruppo di beni di lusso francese.
Il P/E può anche essere negativo, se l'azienda non riesce a generare utili, il price-earnings ratio risulterà negativo. Nel caso ci si trovi di fronte a questo tipo di aziende, solitamente azioni di imprese giovani e in fase di crescita, il rapporto P/E non è il metodo di valutazione più efficace.
Oltre alla crescita prevista, un importante fattore che può portare all'espansione o alla contrazione del rapporto prezzo-utili è il livello dei tassi di interesse. Se i tassi di interesse sono relativamente bassi, come nel periodo successivo alla crisi finanziaria del 2008, allora è lecito aspettarsi che il P/E sia relativamente alto rispetto a periodi precedenti, perchè gli utili futuri sono scontati ad un tasso di interesse inferiore e quindi il loro valore aumenta, causando cosi un aumento del rapporto prezzo-utili.Allo stesso modo, in un periodo in cui i tassi di interesse sono relativamente alti, gli investitori saranno disposti a pagare meno per gli utili generati dall'azienda, perché gli utili generati in futuri sono un tasso di interesse superiore, con la conseguente riduzione del price-earnings ratio.
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Solitamente, l'utile per azione utilizzato è l'utile per azione diluito, che tiene conto della possibile conversione di tutti gli strumenti convertibili e opzioni emessi, depurato da costi non operativi e non ricorrenti. Questo permette di avere un'idea dell'utile generato dalla attività aziendale e permette una migliore valutazione della qualità degli utili e della performance aziendale.
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