Gli ETF sono ormai lo strumento principale attraverso il quale gli investitori acquisiscono una esposizione diversificata ad un attivo finanziario. Infatti secondo i dati forniti da Investment Company Istitute (ICI), la principale associazione di fondi, alla fine del secondo trimestre del 2017, la massa gestita "passivamente" dagli ETF è di circa $4.000 miliardi, in fortissima crescita.
L'obbligazionario attivo batte l'obbligazionario passivo
Una delle principali motivazioni per la quale gli ETF si sono diffusi è la continua performance deludente della gestione attiva. Secondo i dati forniti da PIMCO, una delle principali società di gestione al mondo, lungo orizzonti di 1,3,5,7 e 10 anni, solo il 43% dei fondi azionari a gestione attiva è riuscito ad ottenere performance migliori della performance mediana di un gruppo di fondi passivi comparabili. Al contrario, il 63% di fondi obbligazionari a gestione attiva è riuscito a far meglio.
Una sola emittente, diverse emissioni
Il mercato obbligazionario è strutturalmente diverso rispetto all'azionario; una stessa emittente può emettere diverse obbligazioni ognuna con diverso:
- valore nominale: valore che sarà rimborsato alla scadenza dell'obbligazione,
- cedola: l'interesse periodico corrisposto ai detentori delle obbligazioni,
- scadenza: data entro il quale verrà rimborsato il valore nominale dell'obbligazione.
Inoltre, le obbligazioni variano tra loro anche per la loro "struttura". Esistono obbligazioni a cedola fissa, a cedola variabile, senza cedola, indicizzate, convertibili, strutturate, senior o junior e corsi via. Il fatto che una stessa emittente possa emettere cosi tante tipologie di obbligazioni permette alla gestione attiva di utilizzare strategie di arbitraggio che non sono disponibili ad una gestione passiva.
I derivati non sono sempre un male
L'ampia gamma di strumenti derivati a disposizione della gestione attiva obbligazionaria permette di mettere in pratica idee d'investimento non disponibili nella gestione passiva. Gli strumenti derivati utilizzati tipicamente nella gestione di un portafoglio obbligazionario sono:
- futures per aumentare o diminuire la duration del portafoglio, e quindi la sua sensibilità alle variazioni dei tassi d'interesse,
- CDS (credit default swap) per trarre profitto dalla compressione o allargamento degli spread (differenziali rispetto a obbligazioni considerate prive di rischio),
- swaps per passare da tasso fisso a tasso variabile o viceversa,
- opzioni per mettere limiti alla variazione dei tassi variabili.
Inoltre è possibile cercare di generare profitti dal movimento della curva dei rendimenti:
- flattening: la curva si appiattisce, i rendimenti dei titoli con scadenza più lunga si avvicinano ai rendimenti dei titoli con scadenza breve
- steepening: la curva dei rendimenti diventa più "ripida", il rendimento dei titoli a lunga scadenza si allontana dai rendimenti dei titoli a breve scadenza
- inverted: i rendimenti dei titoli a breve scadenza sono maggiori di quelli a lunga.
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